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IL CASO GAL TERRE DEL PO
Le golene del Po, con i filari di pioppi, scandiscono un territorio tradizional- mente legato alla coltura e trasforma- zione del legno. Per questo, all’interno dei progetti del GAL delle Terre del Po, nato nel luglio del 2016, il legno è spesso presente e privilegiato proprio come ele- mento identitario.
La zona di attività del GAL Terre del Po è composta da due aree omogenee, anche se distanti e distinte: quella dell’Oglio Po e dell’Oltrepò mantovano, che hanno in comune il carattere fluviale e la presenza di coltivazioni arboree e di aziende pro- duttrici di compensato, pannelli truciola- ri, bancali.
Finora il GAL ha chiuso 18 bandi per i qua- li sono state finanziate 117 domande di contributo; tre sono attualmente aperti, uno sarà attivato nel secondo semestre del 2022, con un focus sull’innovazione. In aggiunta, si contano tre progetti di co- operazione con altri GAL, tra cui W.E.A.L - Wellbeing and Ecosystem service for Agricolture in Lombardy, che riguarda proprio la filiera del legno.
“Le ricadute positive sono molteplici –
spiega Fabio Araldi, direttore del GAL dal novembre 2017 – anche se non sempre di facile quantificazione. Cerchiamo per- ciò di approfondire e comprendere quali sono i risultati attraverso il monitoraggio, in presenza, delle attività: visitiamo tutti i nostri beneficiari, per conoscerli, per cre- are rete tra loro.”
Il GAL Terre del Po
ha finanziato a Viadana una falegnameria sociale, dedicata a persone
con disabilità.
LEGNO: UN ELEMENTO
IDENTITARIO
In che modo la materia prima legno era coinvolta nei progetti già realizzati? “Il GAL ha lavorato in questo ambito finanziando, per esempio, a Viadana una falegnameria sociale, dedicata a persone con disabilità – racconta il Direttore – Indirettamente, inoltre, lavoriamo con il legno tutte le vol- te che finanziamo percorsi che richiedono cartellonistiche didattiche o informative, pannelli di supporto per fotografie e car- tellonistica con indicazioni: abbiamo sem- pre privilegiato l’utilizzo della materia pri- ma legnosa perché molto identitaria per la nostra zona. Infine, abbiamo finanziato anche un chiosco in una scuola di equita- zione. Il legno, insomma, è spesso presen- te nelle nostre attività.”
IL BENESSERE CHE VIENE
DAGLI ALBERI
Parla di legno anche il progetto W.E.A.L. che ha come tema la valutazione di rica- dute in termini positivi di un ecosistema che presenta fasce tampone arbustive e arboree e si prefigge di misurare il miglio- ramento della qualità della vita.
Sempre nell’ambito del progetto W.E.A.L. sarà dato spazio anche al settore del le- gno con alcune aziende che intendono diversificare la loro produzione con nuo- ve linee di sviluppo.
SPAZIO ALL’INNOVAZIONE
Anche all’interno del bando ancora da attivare ci sarà spazio – si augura Araldi – per il legno. Il tema è l’innovazione in agricoltura: metodologie di coltivazione, ma anche prototipi di macchine o tecno- logie.
“Naturalmente c’è molto spazio anche per il settore dell’arboricoltura, anzi mi aspetto che arrivino proposte anche da coloro che esercitano attività di coltiva- zione arborea o di trasformazione del le- gno, per testare tramite i nostri finanzia- menti macchine o tecnologie rivolte verso il futuro.”
UNO STRUMENTO
PER LA FILIERA
Per i GAL, indirizzati allo sviluppo del- le aree rurali, il legno rappresenta una risorsa identificativa di un territorio, e dunque preferita laddove si organizzano interventi di promozione turistica, come l’allestimento di cartellonistica, percorsi e sentieri. Non solo: i bandi dei GAL (si pensi a quello di prossima pubblicazio- ne nelle Terre del Po o al progetto della caldaia a biomassa legnosa per la RSA di Zavattarello) valorizzano la stessa filiera locale del bosco-legno, stimolandone la crescita e l’innovazione.
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